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mercoledì 5 maggio 2010

Energia e fonti rinnovabili: i lavori verdi sono reali?

Le fonti rinnovabili non incrementano l'occupazione.A questa conclusione è giunto uno studio dell'Istituto Bruno Leoni (IBL) "Are Green Jobs Real Jobs? The Case of Italy" curato da Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro.

A commentare i dati della ricerca, presentata nei giorni scorsi a Milano, è F. Ranci sulle pagine di Quotidiano Energia. "Prendendo come riferimento – scrive Ranci- i risultati del sistema italiano di incentivazione alle fonti rinnovabili negli ultimi anni risulta che in termini di creazione di posti di lavoro l’investimento non risulta efficiente".

Secondo l'IBL ogni "green job" assorbe un quantità di risorse che, se investita in altri settori dell'economia, potrebbe generare in media 4,8 posti di lavoro. Da qui al 2020, dipende dagli scenari, potrebbero essere creati tra 55.000 e 112.000 posti grazie allo sviluppo delle fonti eolica e fotovoltaica.

Per ottenere tale risultato dovrebbe però essere mobilitata una massa enorme di finanziamenti, pari a circa 6 miliardi di euro all'anno.

Per ogni "green job" e a parità di investimento, commenta il giornalista, è stata sprecata l'occasione di creare 7 posti di lavoro nel settore industriale. Lo studio si concentra sui tre paesi presi a modello dai sostenitori del buon rapporto tra occupazione e energie rinnovabili, vale a dire Danimarca, Germania e Spagna.

In particolare Spagna e Germania, commenta Ranci, devono fare i conti con la concorrenza cinese sui manufatti. La Spagna ha anche il problema della bolla speculativa generata da incentivi troppo elevati concessi inizialmente al fotovoltaico.

Nel corso del dibattito aperto subito dopo la presentazione della ricerca e al quale hanno partecipato, oltre agli autori, anche Massimo Beccarello (Università La “Bicocca”), Carlo Durante (Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili- Aper), il senatore Guido Possa e l'onorevole Erminio Quartiani, sono emerse diverse proposte.

In sostanza, le politiche indirizzate al raggiungimento degli obiettivi UE 2020, dovrebbero cambiare area d'intervento includendo non solo la generazione elettrica ma anche, sintetizza Ranci "il settore termico, le tecnologie dedicate al contenimento dei consumi, il sostegno alla ricerca e sviluppo, l’abbattimento dei costi di transazione legato alle procedure autorizzative, il potenziamento dei punti di accumulo nella rete elettrica per far fronte alla discontinuità delle rinnovabili e lo spostamento degli oneri dalla bolletta alla fiscalità generale".

A margine dell'incontro Possa ha sottolineato al giornalista di Quotidiano Energia la sostanziale convergenza bipartisan sulla proposta di "vincolare le richieste di autorizzazione per nuovi impianti a fonti rinnovabili alla presentazione di una fideiussione, per alleggerire l'onere di risposta in capo a Terna".

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